venerdì 11 luglio 2008

Alcune "distorsioni" nella percezione del rischio


Oggi parliamo di…percezione del rischio.

Già, valutare il rischio significa non soltanto considerare la probabilità che un pericolo si trasformi in un incidente, ma anche tenere presente quali siano i fattori in grado di distorcere la percezione che si ha del rischio stesso.

Per introdurre questo tema che molto ha a che fare con la cultura della sicurezza e con il ruolo del “fattore umano” nella problematica infortuni, vogliamo introdurre oggi una panoramica generale su quali possono essere alcuni dei fattori in grado di spiegare cattivi trade-off di sicurezza, ossia errate valutazioni del rischio sul lavoro e relativi errati interventi di prevenzione.

Diciamo innanzitutto che le persone tendono a sovrastimare i rischi spettacolari, ossia a porre maggiore attenzione a quei pericoli in grado di generare infortuni eclatanti.

Il crollo di un impalcatura è senz’altro molto più “rumoroso” di una caduta in un cantiere di lavoro, tuttavia a parità di danno subito, il secondo tipo di infortunio è molto più frequente del primo.

Quale notizia verrebbe data dai media a vostro avviso, la prima o la seconda?

Bene, la risposta a questa domanda ci consente di spiegare un’altra distorsione comune nella valutazione dei rischi, ossia il fatto che la gente tende a sovrastimare i rischi di cui si parla più frequentemente o che rimangono all’attenzione del pubblico per più tempo.

Ossia, più si è sensibilizzati su un argomento, maggiore sarà l’attenzione che gli dedichiamo, col rischio di tralasciare invece fenomeni o accadimenti più frequenti, ma dei quali non si parla salvo rare eccezioni.

Perché? Per un altro fattore importante, ossia la tendenza a preoccuparsi dei rischi “nuovi” rispetto a quelli con i quali si è più abituati ad entrare in contatto.

Una caduta in un cantiere, essendo più frequente è anche più nota, è più abituale. E l’abituazione determina un calo dell’attenzione.

Un caso del genere potrebbe indurre un’azienda o un governo ad intervenire sulla sicurezza delle strutture delle impalcature, ma a tralasciare interventi per evitare le cadute.

Verrebbero ridotti gli infortuni?

Riportiamo adesso anche alcuni dati raccolti in vari studi sull’argomento e che ci consentono di capire meglio in che modo le opinioni comuni sui rischi influenzino la percezione del rischio:

Vengono sovrastimati i rischi imposti dall’esterno (un lavoro pericoloso che viene richiesto ad un lavoratore dalla propria azienda), quelli improvvisi (come il crollo dell’impalcatura) e quelli che non portano nessun vantaggio personale.

Un lavoratore che avesse un incentivo economico per svolgere un lavoro rischioso, potrebbe avere una minor percezione del rischio rispetto ad un lavoratore che, al contrario, non avesse alcun tipo di remunerazione o premio per il rischio da affrontare.

Vengono infatti sottovalutati i rischi che si assumono più volentieri o associati a benefici secondari.

Anche il grado di controllo della situazione determina una distorsione nella percezione del rischio: si è soliti avere meno timore guidando la propria auto, piuttosto che realizzando un viaggio come passeggero.

Ma perché siamo soliti distorcere così fortemente la nostra percezione del rischio, determinando che anche il nostro comportamento sul lavoro possa esserne così negativamente influenzato?

Perché il nostro cervello non è in grado di valutare i trade-off di sicurezza (ossia di compiere delle scelte basandosi sul rapporto costi-benefici delle stesse) in modo matematico, ma, al contrario, ricorriamo a scorciatoie e pregiudizi che ci consentono, tra le altre cose, di velocizzare i tempi delle scelte medesime nel tentativo di ottimizzare le nostre azioni.

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