mercoledì 11 giugno 2008

La valutazione del rischio stress lavoro-correlato nel Nuovo Testo Unico sulla Sicurezza

Il Decreto Legislativo 81/2008, ossia il nuovo “Testo Unico” sulla sicurezza dei lavoratori ha introdotto importanti novità per quanto concerne la valutazione dei rischi sul lavoro.

Le nuove norme in materia che entreranno in vigore il prossimo 29 Luglio 2008, evidenziano la necessità di valutare anche i fattori di rischio collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004, recentemente recepito da Confindustria e da tutte le organizzazioni di rappresentanza delle imprese attraverso la stipulazione di un accordo sottoscritto in data 9 Giugno 2008.

La valutazione dei rischi, a carico dei datori di lavoro, in linea con quanto espressamente inserito nella Legge 626/94, prevede la compilazione di una relazione in cui siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa, ossia:

- l'indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati
- il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza;
- l'individuazione delle procedure per l'attuazione delle misure da realizzare, nonche' dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri;
- l'indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio;
- l'individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.

La valutazione dei rischi correlati allo stress sul lavoro richiede il coinvolgimento di professionalità in grado di verificare potenziali stressors sui luoghi di lavoro, ossia fattori in grado di facilitare o determinare l’insorgere di stress lavorativo anche in relazione alla crescente rilevanza attribuita al “fattore umano” nel verificarsi degli incidenti sul lavoro (in primis i comportamenti attuati dal lavoratore).

Secondo la Commissione Europea, Direzione Generale Occupazione e Affari Sociali, i fattori più comuni che possono determinare stress legato all'attività lavorativa sono da ricondursi a:

- Organizzazione e processi di lavoro: pianificazione dell'orario di lavoro, grado di autonomia, coincidenza tra esigenze imposte dal lavoro e capacità/conoscenze dei lavoratori, carico di lavoro, ecc.

- Condizioni e ambiente di lavoro: esposizione ad un comportamento illecito, al rumore, al calore, a sostanze pericolose, ecc.

- Comunicazione: incertezza circa le aspettative riguardo al lavoro, incertezza nella definizione dei ruoli e nelle istruzioni ricevute, prospettive di occupazione, un futuro cambiamento, ecc.

- Fattori soggettivi: pressione sociale, sensazione di non poter far fronte alla situazione, percezione di mancanza di aiuto, ecc.

Alcuni di tali fattori hanno tuttavia la caratteristica di essere difficilmente rilevabili all’interno dell’azienda in seguito alla mancanza di rilevatori oggettivi e meccanici (contrariamente ad esempio, alle rilevazioni ambientali sul rumore o la temperatura).

Tale aspetto richiede quindi l’intervento di tecniche di analisi che tengano conto della “soggettività” correlata al modo di percepire l’incidenza delle caratteristiche culturali ed organizzative dell’azienda sul benessere individuale dei collaboratori.

A tale scopo è necessario che il datore di lavoro abbia ben chiaro che la valutazione dello stress sul lavoro e i rischi ad esso correlati richiedono una duplice analisi orientata a valutare da un lato le caratteristiche sintomatologiche individuali dello stress (che definiremmo “sintomi individuali”), dall’altro i possibili indici di presenza di stress all’interno dell’azienda (“sintomi organizzativi”).

Per quanto concerne i sintomi individuali dello stress, possiamo brevemente riassumerli in:

- frequente sensazione di stanchezza generale
- accelerazione del battito cardiaco
- difficoltà di concentrazione
- confusione mentale
- difficoltà a esprimersi
- difficoltà a ricordare vocaboli conosciuti
- depressione
- attacchi di ansia/panico
- crisi di pianto
- disturbi del sonno
- dolori muscolari
- ulcera dello stomaco
- diarrea
- colite
- crampi allo stomaco
- pressione sanguigna alta
- disturbi tiroidei
- irritabilità
- sensazione di noia rispetto a tutte le situazioni
- problemi dermatologici

La sintomatologia organizzativa ha invece una rilevabilità meno diretta ma altrettanto significativa, riconducibile ad alcuni dati che possono rappresentare importanti indicatori di stress lavoro-correlato, come ad esempio un elevato assenteismo sul lavoro (in termini di frequenza e di durata), il numero di licenziamenti o dimissioni e l’elevato turn-over (laddove quest’ultimo non sia fisiologico della tipologia di attività svolta), la presenza di una elevata conflittualità inter-gruppo, un calo netto nella produttività complessiva dell’azienda.

Conferme in tal senso arrivano anche dall’ OSHA, l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, che mostra che i principali rischi psicosociali sono correlati alle nuove forme di contratti di lavoro, alla precarietà del lavoro, all’intensificazione dell’attività lavorativa, a elevate pressioni emotive, agli episodi di violenza e bullismo intragruppi (correlati, tra l'altro alla cultura organizzativa e le norme di gruppo, ndr) e a una scarsa considerazione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.

La ricerca OSHA, mostra l’altro, come lo stress sia il secondo problema sanitario legato all’attività lavorativa segnalato più di frequente in Europa, un problema che colpisce il 22% dei lavoratori dell’UE (2005). Una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è, secondo la ricerca, riconducibile allo stress.

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